lunedì 14 settembre 2009

Il cibo bio è superiore. E adesso?!?!

L'anno scorso aveva fatto scalpore un servizio apparso su Panorama che accusava il cibo biologico di essere inutile quando non addirittura truffaldino. La sostanza dello studio inglese su cui si basava la pessima e poco documentata ricerca (disonore per un settimanale solitamente ben informato come Panorama) era che il cibo bio non era meglio dell'altro né per il gusto né per la salute.

Peccato che adesso arrivi una solenne smentita dalla Francia. Clamorosa e conclamata ma da noi, chissà perché, nessuno ne parla. Beh, lo faccio io, riportando l'articolo pubblicato su Greenplanet. Eccolo.

"Una nuova ricerca, questa volta redatta in Francia, produce conclusioni che stravolgono completamente i risultati dello studio inglese che, lo scorso agosto, hanno scosso il mondo biologico creando non pochi guai. Che si voglia o no i benefici nutrizionali offerti dagli alimenti biologici rappresentano un tema di dibattito di grande rilievo, alla luce anche dell'effetto dirompente della famosa ricerca inglese del FSA, riportata con grande enfasi dai detrattori del settore. Ma la discussione non è di certo conclusa: oggi, infatti, esce su Agronomy for Sustainable Development una ricerca che propone una conclusione diametralmente opposta, questa volta coordinata dall'agenzia alimentare francese Afssa (omologa dell'ente britannico), quindi altrettanto autorevole.

Denis Lairon dell'Università di Aix-Marseille ha infatti curato un "aggiornamento esaustivo e ragionato sulla qualità nutrizionale e sanitaria degli alimenti biologici", per conto dell'AFSSA (l'autorità francese per la sicurezza alimentare), di una ricerca originariamente pubblicata già nel 2003, arricchita con risultati raggiunti negli ultimi anni.

Tra le peculiarità riscontrate solo nel biologico, una maggior presenza di elementi e minerali come ferro e magnesio e una maggior concentrazione di polifenoli antiossidanti come fenoli e acido salicilico. A proposito dei livelli di carboidrati, proteine e vitamine non sono stati raccolti dati sufficienti per una valutazione adeguata mentre la carne bio contiene una maggior quantità di grassi polinsaturi di quella tradizionale.

L'elemento che contraddistingue la ricerca francese distinguendola da quella della FSA inglese è la sicurezza alimentare. Il cibo bio, per esempio, non contiene pesticidi tra il 94 e il 100%, l'ortofrutta bio, invece, spicca per una concentrazione del 50% inferiore al convenzionale di nitrati. I cereali biologici contengono quantità di micro tossine analoghe al prodotto convenzionale.

Tornando alla ricerca Fsa, invece, adesso è chiaro come siano stati in prevalenza ( od esclusivamente) analizzati studi pubblicati in lingua inglese, sottolineando carenze metodologiche in alcune analisi che forse poi non sono state prese in considerazione.
La relazione AFSSA ha invece prestato maggior attenzione alla qualità delle ricerche esaminate e lo studio che le accompagnava. I documenti selezionati dovevano essere collegati a pratiche agricole biologiche certificate e ben definite, valide informazioni sulla progettazione e follow-up, validi parametri di misura e campionamenti appropriati e analisi statistiche.

Qui si ferma il breve riassunto scientifico. Ora sarebbe curioso vedere cosa faranno gli stessi giornali che nei primi di agosto hanno rilanciato brandelli dell'agenzia di stampa che riprendeva (parzialmente) la notizia della ricerca inglese. Troverà altrettanto spazio l'altrettanto autorevole ricerca francese? Dubitiamo. C'è una volontà diffusa, in vari segmenti dell'industria agroalimentare anche in Italia, nel voler ridurre quanto di meglio vi sia nella produzione biologica. La qualità dei prodotti e il lavoro delle persone che si sforzano di coltivarli.

Infine una spontanea annotazione di carattere culturale. In Francia vi è una tradizione agroalimentare che eccelle ed è riconosciuta a livello mondiale, legata a terreni vocati, coltivazioni eccellenti e capacità di valorizzare nel modo più appropriato queste risorse. Alla Gran Bretagna possiamo riconoscere una grande forza dell'industria del cibo, fatta di razionalizzazione, distribuzione e utilizzo della comunicazione. Contesti e caratteristiche che non possono non avere un peso sul piano decisionale di un'autorità governativa."

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